Recanati, la città dell’Infinito
Recanati è la città natale del maggior poeta italiano dell’Ottocento, Giacomo Leopardi. Qui, tutto parla di lui e della sua ispirazione poetica: il palazzo dove nacque che conserva le sue “sudate carte”, la casa di Silvia, il colle de L’Infinito. Le splendide vedute sulla campagna, l’eleganza del borgo, le notevoli opere d’arte che vi sono custodite fanno di Recanati una tappa irrinunciabile di ogni viaggio nelle Marche. A due passi dal mare di Porto Recanati e della riviera del Conero.
Piazza G. Leopardi, Recanati
Molto interessante è la visita della casa natale di Leopardi, un palazzo tutt’ora abitato dai suoi discendenti: si vedono le stanze dove è cresciuto, l’elegante biblioteca con rari volumi dello “studio matto e disperatissimo”, la sua stanza che si affaccia sulla più modesta casa di Silvia, la giovane figlia del suo cocchiere della quale era invaghito.

Nel paese c’è il luogo che ha ispirato al poeta la sua poesia più nota, L’Infinito: è l’orto del monastero di Santo Stefano, in cima a un colle a pochi passi da casa Leopardi, riaperto al pubblico nel 2019 grazie al FAI. A Leopardi si deve la presenza a Recanati del Centro Mondiale della poesia, ospitato nel convento di Santo Stefano e il Centro studi Leopardiani creato nel 1937 per stimolare ricerche e riflessioni sull’opera del poeta che viene celebrato il 21 marzo, in occasione della giornata mondiale della poesia.

Giacomo Leopardi è stato un poeta, filosofo, scrittore e filologo italiano (Recanati, 29 giugno 1798 – Napoli, 14 giugno 1837). È ritenuto tra i maggiori poeti italiani dell’Ottocento e una delle più importanti figure della letteratura mondiale, nonché uno dei principali esponenti del romanticismo letterario, anche considerandosi come più vicino al classicismo. La profondità della sua riflessione sull’esistenza e sulla condizione umana ne fa anche un filosofo di spessore. La qualità lirica della sua poesia lo ha reso un protagonista centrale nel panorama letterario e culturale internazionale, con ricadute che vanno molto oltre la sua epoca.
Testo di Joel Soriano Muniz
(Casa Cultural Itália, Brasile)